Trattati Tossicologia & Dissertazioni- Tronchin [Padre del vaccino inoculazione]

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Verkäufer: peace_and_book ✉️ (257) 100%, Artikelstandort: Gorizia, IT, Versand nach: EUROPEAN_UNION, Artikelnummer: 225122912768 Trattati Tossicologia & Dissertazioni- Tronchin [Padre del vaccino inoculazione]. Autore : Théodore Tronchin. Esinger, “Lead and wine. Mal'opera si distingue subito per due caratteristiche stilistiche e tematiche Da questo punto di vista, alcune critiche e puntualizzazioni che ne diede ad esempio il Bouvard (contenute nei sui saggi, ovvero nella seconda e terza pubblicazione qui ospitate), su probabili e ricorrenti effetti placebo e su alcune mancanza di prove che convalidassero alcune diagnosi, prognosi o terapie formulate dal Tronchin, risultano essere più che lecite e corrette ancora oggi.

Titolo : T. Tronchin, in academia Genevensi med. prof. collegii Amstelodamensis (...) De colica pictonum

Autore : Théodore Tronchin

Editore : fratres Cramer

Luogo di pubblicazione : Genevae [Ginevra]

Anno : 1757

Lingua : Latino; Francese

Edizione : Prima [1757]

Formato : in 8° - 19.5*12.5 cm c.a. [Piena pelle]

Pagine : (8) 184p.

Note :

· Fregi e iniz. xilografici

· Segn.: A-M⁸

Titolo : Examen d'un livre qui a pour titre, T. Tronchin in academia Genevensi med. prof. collegii medici Amstelodamensis (...) De colica pictonum, par un médecin de Paris (...)

Autore : Michel-Philippe Bouvart [1707-1787]

Editore : fratres Cramer [frères Cramer]

Luogo di pubblicazione : a Genevae [Ginevra]

Anno : 1758

Lingua : Latino; Francese

Edizione : Prima [1758]

Formato : in 8°

Pagine : 68 p.

Note :

· Segn.: A-D⁸ E²

· Fregi e iniz. xilografici

Titolo : Lettre d'un medecin de province, a un medecin de Paris

Autore : Michel-Philippe Bouvart [1707-1787]

Editore : fratres Cramer [frères Cramer]

Luogo di pubblicazione : a Genevae [Ginevra]

Anno : 1758

Lingua : Francese; Latino

Edizione : Prima [1758]

Formato : in 8°

Pagine : 16 p.

Note :

·Spesso in appendice ad “Examen d'un livre qui a pour titre, T. Tronchin (...)”

· Lettera attribuita da F. Barbier a M. P. Bouvart

· Fregi xilografici

· Segn.:  A¹-⁴

Titolo : Quæstio medica, quodlibetariis disputationibus mane discutienda in scholis medicorum, die Jovis vigesima-sexta mensis Februarii, anno Domini 1756 m. Joanne-Ludovico-Maria Solier, doctore medico, præside. An colicis figulis venæ sectio?

Autore :  Jean-Louis-Marie Solier

Editore : typis viduæ Quillau, universitatis & facultatis med. typogr.

Luogo di pubblicazione : Paris [Parigi]

Anno : 1756

Lingua : Latino

Edizione : 1756

Formato : in 4°

Pagine : 12 p.

Note :

· Accollato come appendice a: Examen d'un livre qui a pour titre, T. Tronchin (...)

· Tit. dell'intitolazione

· Il nome del candidato, Joannes-Baptista-Franciscus de La Riviere, si ricava in fine

· Numeri romani nel tit.

· Vignetta xilogr.

· Segn.: A⁴ B²

Titolo : Quæstio medica, quodlibetariis disputationibus mane discutienda in scholis medicorum, die Jovis decima-octava mensis Novembris, anno Domini 1751 præside m. Johanne Astruc ... An morbo colicæ pictonum dicto, venæ sectio in cubito?

Autore : Jean Astruc (1684-1766)

Editore : typis Quillau, universitatis & facultatis medicinæ typographi [Gabriel-Francois Quillau (1720-1752)]

Luogo di pubblicazione : Paris [Parigi]

Anno : 1751

Lingua : Latino

Edizione: Prima [1751]

Formato : in 4°

Pagine : 12 p.

Note :

· Accollato come appendice a: Examen d'un livre qui a pour titre, T. Tronchin (...)

· Tit. dell'intitolazione

· Il nome del candidato, Petrus-Ludovicus-Maria Maloet, si ricava in fine

· Numeri romani nel tit.

· Vignetta xilogr.

· Segn.: A⁴ B²

Comprende [ Sommari]:

  • De Colica Pictonum

❖ Dedicatio di Tronchin al principe Filippo, duca di Orléans - p. (3-4)¹

❖ Lettera ai lettori - p. (5-6)¹

❖ Caput I . Dolor entris, quando & unde colicus dictus. - p. 1

❖ Caput II . Dolor colicus, quando & unde Pictonum dictus. - p. 4

❖ Caput III . Colici apud Pictones doloris descriptio. - p. 6

❖ Caput IV . Idem colicus dolor sæpiùs ante Citesium descriptus. - p. 8

Caput V . Colicus dolor Pitonum, post Citesium rarò descriptus. - p. 23

❖ Caput VI . Doloris colici, hodie Pictonum dicti descriptio. - p. 35

❖ Caput VII . Colici doloris Pictonum causa proxima. - p. 39

❖ Caput VIII . Colici Pictonum doloris causæ remotæ. - p. 43

❖ Caput IX . Causa remota prima. Reliquia febrium imperfecta crisi solutarum, vel non benè curatarum. - p. 45

❖ Caput X . Causa remota secunda. Venena. - p. 54

❖ Caput XI . Causa remota tertia. Vini potisque acido austeri, fermentati, acidorumque immaturorum nimius usus. - p. 72

❖ Caput XII . Causa remota quarta. Arthritis, ac Rheumatismus. - p. 86

❖ Caput XIII . Causa remota quinta. Impedita perspiratio. - p. 92

❖ Caput XIV . Causa remota sexta. Scorbutus. - p. 98

❖ Caput XV . Causa remota septima. Melancholia. - p. 102

❖ Caput XVI . Causa remota octava. Animi pathemata. - p. 107

❖ Caput XVII . Diagnosis Colicæ Pictonum. - p. 112

❖ Caput XVIII . Prognosis Colicæ . - p. 114

❖ Caput XIX . Anatomica Cadaverum inspectio. - p. 116

❖ Caput XX . Symptomatum Colicæ Pictonum brevis dilucidatio. - p. 120

❖ Caput XXI . Spontanea que naturassit Colicæ Pictonum curatio. - p. 141

❖ Caput XXII . Colicæ Pictonum curatio arte facta. - p. 143

❖ Caput XXIII . Causæ remotæ prima curatio. - p. 145

❖ Caput XXIV . Causæ remotæ secundæ curatio. - p. 151

❖ Caput XXV . Causæ remotæa tertiæ curatio. - p. 155

❖ Caput XXVI . Causæ remotæ quartæ curatio. - p. 159

❖ Caput XXVII . Causæ remotæ quintæ curatio. - p. 163

❖ Caput XXVIII . Causæ remotæ sextæ curatio. - p. 166

❖ Caput XXIX . Causæ remotæ septimalæ curatio. - p. 170

❖ Caput XXX . Causæ remotæ octavalæ curatio. - p. 173

❖ Caput XXXI . Pareseos curatio. - p. 176

❖ Capitum argumenta (Index). - p. 181-184

  • Examen d'un Livre

❖ Avant-propose - p. 3-8

❖ Examen d'un Livre (...) - p. 9-68

  • Corpus Saggistico-accademico

❖ Lettera recensoria di M. P. Bouvart sulle opere di Tronchin: “Lettre d'un medecin de province, a un medecin de Paris” - p. 1-16

❖ Lettera responsiva (resoconto saggistico-accademico) di J. L. M. Solier sul caso “An colicis figulis venæ sectio?” - p. 1-12

❖ Lettera responsiva (resoconto saggistico-accademico) di J. Astruc sul caso: “An morbo colicæ pictonum dicto, venæ sectio in cubito?” - p. 1-12

Bel esemplare Settecentesco, legato in piena pelle di vitello maculata al naturale, ospitante una selezione di 5 pubblicazioni , tutte complete ed integre, unite e correlate da una sola figura ed un solo tema, rendendo così singolare ed unico l'esemplare qui proposto: Théodore Tronchin e la Colica Pictonum (Tossicologia). Le opere qui ospitate sono, in ordine di disposizione e come si legge in una nota (elenco) manoscritta in bella calligrafia, datata, al verso dell'antiporta (cfr. Foto 5) :

➢ Il celebre trattato di Théodore Tronchin , intitolato “De colica pictonum ”: un'opera del campo tossicologico e fisiologico che dispiega e affronta in modo analitico e con meticolosità le cause, la diagnosi, la prognosi, gli effetti e le terapie della “Colica del Poitou ”, malattia cronica frutto di un avvelenamento dovuto dalla presenza eccessiva di piombo, ad esempio in vini e liquidi che si ingerivano e che erano contaminati . Qui nella sua prima edizione in lingua latina, pubblicata a Ginevra presso la tipografia dei fratelli Cramer nel 1757 .

➢ Un saggio sul trattato del Tronchin, intitolato “Examen d'un livre qui a pour titre (...) De colica pictonum ”, ad opera del medico Michel-Philippe Bouvet , pubblicato in francese sempre dai fratelli Cramer a Ginevra nel 1758 .

➢ Una recensione epistolare saggistica apparentemente anonima, in appendice al saggio di Bouvart , intitolata ironicamente  “Lettre d'un medecin de province, a un medecin de Paris ”, riprendendo una precedente e famosa locuzione ed usanza di intitolare e pubblicare con il medesimo titolo (ma a soggetti inversi), delle risposte non ufficiali, sotto forma epistolare, su dispute scientifiche tra i membri dell'Accademia di Medicina francese. Frédéric Barbier, così come una nota a margine manoscritta presente nell'esemplare, l'attribuisce a M. P. Bouvart, confermando che quest'ultimo era, a detta di alcuni biografi, più stimato per la sua ironia ed il suo cinismo che per i suoi contributi scientifici all'epoca. Venne, tuttavia, rivalutato nell'800 come attitudine medica. Ironico ma sincero è anche il luogo di intestazione, Châlons (ora Châlons-en-Champagne), cittadina al tempo sperduta tra le campagne e nella quale il medico esercitò prima di insegnare e partire per Parigi (1736 ), con data 28 giugno 1758 . Omesso l'autore ed il destinatario, ma facilmente intuibili dato che ci si sofferma in un articolo critico uscito nel maggio del 1758 sul “Journal des Sçavans ”, incentrato sul “De colica Pictonum” di Tronchin e sul “Examen d'un livre” dello stesso Bouvart.  Allo stesso scritto, seguirà la “risposta della risposta” sullo stesso giornale nel settembre dello stesso anno.

➢ Due saggi epistolari accademici, composti sotto forma di lettere responsive, conosciuti per la loro tipica locuzione “Quaestio Medica”: articoli utilizzati al tempo come materiale universitario e di primissima divulgazione scientifica, scritti in lingua latina e provenienti da Medici e Scienziati dell'Università e dell'Académie des sciences . Qui incentrati su due dispute accademiche al tempo recentemente discusse tra gli ambienti ed elette «questioni mediche del mese»: due casi affrontati con dimostrazioni e in stretta correlazione con le tematiche e le nozioni del trattato del Tronchin sulla malattia in oggetto e l'estrazione venale (flebotomia) come cura; entrambe edite a Parigi dalla tipografia universitaria della Facoltà di Medicina della stessa. La prima, edita nel 1756 , affronta il caso “An colicis figulis venæ sectio ? ” ad opera del medico J. L. M. Solier . La seconda, edita nel 1751 , affronta il caso: “ An morbo colicæ pictonum dicto , venæ sectio in cubito ?” ad opera del medico J. Astruc . A decorarle, due grandi vignette a cornice xilografiche, una delle quali mostrante il meraviglioso “Armes [Emblema] de l'ancienne faculté de médecine de Paris ”.

Théodore Tronchin è considerato uno dei più celebri ed importanti accademici e medici del XVIII secolo, tra i padri fondatori della diffusione del vaccino per inoculazione del vaiolo [ vaiolizzazione moderna ] in Europa, e tra i principali contribuenti della Medicina Ambientale ed Epidemiologica Moderna [epidemiologia, tossicologia e fisiologia], fondata non più su postulati classici ed ippocratici, bensì sulla sperimentazione, sulla metodologia e sulla letteratura medica contemporanea del secolo e di stesso orientamento .

Durante gli anni, innumerevoli articoli e pubblicazioni accademiche su il suo operato e la sua prospettiva sono usciti da storici, medici e ricercatori di tutto il mondo. Una selezione di questi è, ad esempio, possibile reperirla dal sito della National Library of Medicine , tra le principali banche dati di articoli e pubblicazioni scientifiche sul campo (trovate il link tra le “fonti” con la voce “Théodore Tronchin” al titolo già pre-selezionata). Mentre il suo pronipote Henry Tronchin fu l'autore della prima monografia dedicata interamente a lui, datata 1906 ed intitolata: “Théodore Tronchin (1709-1781). Un médecin du XVIII siècle. D’après des documents inédits. Avec un portrait en héliogravure et une gravure hors text”.

Per i suoi contributi e sforzi, l'accademico di Cambridge venne nominato membro delle maggiori Accademie scientifiche d'Europa, quali:

➢ dell'Académie des sciences

➢ dell'Académie royale des sciences de Prusse

➢ dell'Académie des sciences de Saint -Pétersbourg

➢ dell'Académie royale des sciences de Suède

➢ della Royal Society

➢ della Royal Swedish Academy of Sciences

Con il progredire del diciottesimo secolo, le scienze mediche avanzarono inizialmente lentamente, ma una volta che la travolgente influenza di Guy Patin e della Faculté de médecine cominciarono a cedere, nuove scoperte mediche e figure trovarono la loro strada nell'accettazione. I medici, nel loro insieme, divennero meno pedanti e più allegri, nonostante s'impegnassero con compiuti sforzi nel migliorare i servizi igienico-sanitari pubblici e l'assistenza ospedaliera. La flebotomia stava cominciando a cedere terreno come trattamento terapeutico principale, e se la medicina era ancora piena di ciarlataneria e misticismo, si stavano facendo i primi progressi nelle aree della ricerca anatomica e della fisiologia; le scuole di medicina stavano diventando più approfondite e la pratica senza licenza stava altresì svanendo. Insomma, la prima parte del Settecento vide un tentativo di mettere ordine in previsione di alcune importanti scoperte avvenute nella seconda metà del secolo. Ma affinché tali scoperte venissero accettate, l'atteggiamento del pubblico doveva necessariamente essere cambiato, e non era per sola pubblicazione erudita di nicchia che tutto ciò poteva accadere, quanto instaurare un contatto ed un rapporto con esso.

Probabilmente il miglior esempio del nuovo medico e medicina francese che stava emergendo nella prima parte del XVIII secolo risiede proprio in Théodore Tronchin: si laureò in medicina a Cambridge e fu allievo prima del famoso epidemiologo Richard Mead , poi dell'altrettanto stimato prof. re Herman Boerhaave a Leida durante il suo dottorato, per poi praticare per vent'anni ad Amsterdam . Nel 1749 ritornò a Ginevra ed introdusse ai suoi pazienti l'inoculazione per il vaiolo, pratica che riscosse un grande successo. Sebbene l'inoculazione fosse conosciuta e praticata da molti anni nei paesi dell'Est, la misura preventiva tardava ad ottenere riconoscimento e accettazione in Inghilterra e nel Continente. Invitato a Parigi nel 1756 , Tronchin lo inoculò subito ai figli e allo stesso Principe Luigi-Filippo , duca d'Orléans, a cui è dedicato il trattato con una generosa dedica ad inizio. I parigini rimasero sbalorditi da un tale coraggio e presto si accalcarono su di lui per una vaccinazione contro la terribile malattia. Li seguì mezzo mondo!

I metodi di Tronchin trovarono presto una rapida accettazione anche in altre aree: consigliò ai suoi pazienti di prendere meno medicine di dubbia efficacia e, piuttosto, di fare un costante esercizio all'aria aperta; di mangiare cibi semplici e naturali; di fare il bagno più frequentemente e di lavarsi con acqua fredda; di gettare le parrucche, le cuffie da notte e le sfarzose e spesse tende da letto che li ingabbiavano; di coricarsi e alzarsi presto al mattino. Spaventò così tanto la corte di Versailles che è possibile leggere un ordinamento del Re nel quale si ordinò, sotto direttive del Tronchin, che le finestre del palazzo venissero aperte almeno una vola al giorno, anche in inverno (cfr. Durant, “The Age of Voltaire”, p. 601 o Frey, “Early eighteenth-century French medicine: Setting the stage for revolution”, in “Clio Medica. Acta Academiae Internationalis Historiae Medicinae”, Vol. 17, p. 10).

Quanto alla pubblicazione ufficiale, il dottore ginevrino scrisse poco, ma ogni pubblicazione sfruttò i migliori canali in termine di risonanza (quali la voce “Inoculation” nell'enciclopedia di Diderot) e contribuirono notevolmente all'emancipazione di quella nuova medicina fondata sull'esercizio, la vicinanza con le persone, la sperimentazione, il laboratorio e, soprattutto, la nuova letteratura che si andava sviluppando , in modo sistematico ed in sostituzione di quella classica e oramai superata. Ne è un esempio il suo trattato qui venduto, il "De colica pictonum ": un'opera del campo tossicologico e fisiologico che dispiega e affronta in modo analitico e con meticolosità le cause, la diagnosi, la prognosi, gli effetti e le terapie della colica pictonum , detta anche “Colica del Poitou ” , discostandosi sin da subito dalla nomenclatura e visione classica.

Sotto questi e molti altri nomi, trattasi di una malattia all'epoca frequente, diffusa e mortale che affliggeva le società di tutto il mondo sin dall'epoca romana. Il suo unico patognomonico era quello di una grave colica seguita da paralisi e altre disfunzioni del sistema nervoso centrale e, attraverso tale sintomatologia, si identificava e descriveva con radicata certezza la malattia come una di quelle croniche. La causa? Spesso un avvelenamento dovuto dalla presenza eccessiva di piombo in vini e liquidi che si ingerivano, adulterati con il piombo . Ad esempio, l'usanza di dolcificare e conservare i vini acidi con additivi contenenti piombo viene fatta risalire già all'epoca romana. E già all'epoca di Tronchin si era scoperto che utilizzando la sapa, uno sciroppo preparato concentrando il mosto in un recipiente di piombo, questo favoriva al vino di deteriorarsi e mischiarsi con le molecole di piombo, nonostante mantenesse gradevole il suo sapore ed inalterata la sua densità “percettiva”.

Per la sua fama ebbe diversi pazienti famosi, dai Reali di Francia al duca d'Orleans ; da Voltaire e Diderot al matematico d'Alembert . A tal ragione,

la rivista “History Today ” pubblicò un articolo sul professore proclamandolo “The Doctor to the Stars ” (cfr. “Lorandi, “Théodore Tronchin, Doctor to the Stars”, in “History Today” Vol. 68, 2008).

È interessante notare che, a differenza dei suoi colleghi, impegnati nel continuo scrivere con l'unico fine di essere pubblicati, trattò molti di loro e dei loro acciacchi solo per corrispondenza privata: una massiccia documentazione su temi e studi più disparati oggi conservata e meticolosamente registrata (indicizzata) negli archivi della Biblioteca universitaria di Ginevra , nei quali è possibile apprezzare oltre cinquecento prescrizioni mediche scritte dal Tronchin (cfr. link del catalogo posto nelle “fonti ”).

Sulla base di questi preziosi documenti, si può anche ricavare che Tronchin si batté a lungo contro l'uso delle emorragie venose ( flebotomia ), tema trattato nelle due missive responsive qui ospitate: trattamento medico tra i più diffusi dell'epoca per la colica e non solo, e sotto il quale alcuni dei pazienti si erano sottoposti ad un centinaio di questi sanguinamenti. Come biasimarli!

In questi due saggi, scritti in latino ed indirizzati ad istituzioni e collettività (qui collettati probabilmente su ordinazione dal primo possessore), dopo secoli ci testimoniano il primo mettere in dubbio dalla classe accademica tale pratica, citando il parere e gli studi di diversi autori e, soprattutto, di Tronchin e del suo trattato, riproponendo di quanto il medico fosse favorevole al ritorno alla "natura ", qui sinonimo di “salutare ”, fatta di esercizio fisico, corretta alimentazione ed aria aperta, ma sempre accostandola a cure sperimentate, opportune e possibilmente meno invasive di quelle normalmente praticate e a cui si era nel frattempo opposto.

Pensare che solo pochi anni prima le sue idee avrebbero ottenuto poca accettazione e sarebbe stato a rischio di essere bollato lui stesso come eretico. Fortunatamente, man mano che la medicina continuava ad evolversi, i suoi metodi divennero invece ampiamente accettati e praticati. E sebbene la più grande conquista medica nella Francia d'inizio '700 fosse, probabilmente, l'accettazione della chirurgia come branca rispettabile della medicina, la pratica medica stava ora perdendo gran parte del suo vecchio dogma. Facendo un breve confronto tra Tronchin e Patin, è possibile apprezzare fino a che punto fosse arrivata la scienza medica: un Gil Blas qualsiasi non avrebbe trovato più possibile esercitare la professione medica senza alcuna formazione ufficiale (laurea ed “apprendistato”); né sarebbe stato probabile preparare il terreno per la rivoluzione e trovare un dottor Sangrado qualsiasi drenare l'ultima goccia di sangue dai suoi pazienti come fossero agnelli al macello.

(Si rimanda alle Note e alle Condizioni per un'analisi più approfondita dell'esemplare qui offerto. Ai Cenni storici per l'opera in sé).

CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI a cura di Luca Lippoli

  • Il “De colica pictonum ”

Come precedentemente affermato, le prime segnalazioni di focolai della Colica Pictonum compaiono nella letteratura medica già in epoca romana. Tuttavia, la corretta eziologia della malattia venne a crearsi soltanto tra il XVII ed il XVIII secolo, a seguito di una serie di epidemie verificatesi nella Germania meridionale, legate a condizioni climatiche e politiche sfavorevoli.

La connessione tra la malattia ed i metodi prevalenti per "correggere" i vini fu tracciata, ad esempio e in forma embrionale, già nel 1696 da Eberhard Gockel , allora medico della città di Ulm . Risultato che può essere ricondotto alla sua familiarità con la prospettiva di Otto Tachenius (concittadino) e con il lavoro di Samuel Stockhausen , idraulico tra i minatori e ceramisti dell'epoca, nonché alla favorevole situazione epidemiologica presentata dai pazienti monastici sempre dello stesso Gockel .

Dalle testimonianze letterarie raccolte e dalle determinazioni sperimentali del contenuto di piombo di sapa e concentrati simili fatti di recente (cfr. Esinger, “Lead and wine. Eberhard Gockel and the colica Pictonum” 1982), è stato possibile stimare i livelli di piombo e la tossicità dei vini di varie epoche, registrando che i livelli variavano fino a 80 mg/l e rendevano evidente che molti vini erano sufficientemente tossici da spiegare l'incidenza e la gravità della Colica Pictonum . Evidenze scientifiche riprese e proposte all'interno dallo stesso trattato da Tronchin oltre due secoli prima.  Ma l'opera si distingue subito per due caratteristiche stilistiche e tematiche :

➢ l'uso di un latino fortemente contaminato dalla nuova terminologia e sintassi scientifica vernacolare (con tendenze al francese) ;

➢ il ricorrere ad una terminologia e metodologia sistematica nuova, logica (sequenziale e concomitante) nel campo medico:

Per la prima, assistiamo a costrutti non più formali e di proprietà di una lingua da sempre sì piegata al parlato del tempo, ma ora e qui molto più traslati e rispettosi della grammatica delle lingue vernacolari e della nuova medicina, quali della lingua francese, in un campo accademico (medicina) che, assieme alla altre scienze dure e la giurisprudenza (oltre alla teologia), furono comunque tra le ultime discipline ad abbandonarlo e sostituirlo con la lingua vernacolare di ogni nazione, soprattutto per la letteratura istituzionale rivolta all'estero. Facendo una comparazione con l'odierno “globish” (l'inglese standardizzato globale, approssimativo e posseduto dai non anglofoni per comunicare con persone di diversa provenienza e lingua, - non esente da contaminazioni ed espressioni locali - ), possiamo asserire che è uno dei primi trattati medici scritti in “glotin”. Si possono fare numerosi esempi ed analisi, ma mi limito a riportarne un semplice estratto dei primi due paragrafi del capitolo primo e che ci servirà anche successivamente, traducendoli in francese e reputandoli lampanti:

«Dolor ventris , eundem licet in ventre non tenens locum , in ipsis ut pote lumbis , quandoque ad Ilia , sæpè circà Umbilicum , sæpissmè in regione Colin seviens , Colicus dicitur .

Re, non nomine Hippocrati notus , descriptus ab eo sepiùs videtur , ubi , torminum alvi, dolorumque circa umbilicum mentionem facit ».

(La douleur à le ventre, bien qu'elle ne tienne pas la même place dans l'abdomen, mais comme elle l'est dans les reins eux-mêmes, parfois dans l'Ilia, souvent autour du nombril, et souvent dans la région de Colin, s'appelle Colicus.

En fait, il n'est pas connu d'Hippocrate sous le nom, où il mentionne [seulement] la dysenterie et les douleurs autour du nombril).

La seconda caratteristiche è perfettamente dimostrabile anche e solo osservando la suddivisione tematica e sequenziale del Trattato e la titolazione dei vari capitoli che trovate fedelmente riportati ad inizio. Tronchin apre la trattazione e, come abbiamo anche citato per la prima caratteristica, prende subito le distanze dalla medicina e la nomenclatura di vecchio impasse per rifarsi sulla letteratura più valida e recente. Successivamente, dedica i primi 7 capitoli dei 31 complessivi alla sfera del Dolore , ponendo l'attenzione allo stato percettivo dell'ammalato e descrivendo minuziosamente cosa, dove, quando e perché lo si avvertisse :

  • Dolor entris, quando & unde colicus dictus.
  • Dolor colicus, quando & unde Pictonum dictus.
  • Colici apud Pictones doloris descriptio.
  • Idem colicus dolor sæpiùs ante Citesium descriptus.
  • Colicus dolor Pitonum, post Citesium rarò descriptus.
  • Doloris colici, hodie Pictonum dicti descriptio.

Nei successivi 10 capitoli, invece, il medico si  immerge nelle cause e reazioni (effetti) non solo del Dolore, ma delle abitudini che comportano la malattia (oltre che della malattia stessa), facendo una distinzione tra “causa prossima ” (immediate e percepibile) e “causa remota ” (non immediata, frutto di ripetute abitudini e dunque non immediatamente percepibile); ben riportandone 8 di quest'ultime e dedicandoci una precisa e particolareggiata trattazione per ognuna, segnalando la letteratura contemporanea in merito ed eventuali errori interpretativi passati:

  • Colici doloris Pictonum causa proxima.
  • Colici Pictonum doloris causæ remotæ.
  • Causa remota prima. Reliquia febrium imperfecta crisi solutarum, vel non benè curatarum.
  • Causa remota secunda. Venena.
  • Causa remota tertia. Vini potisque acido austeri, fermentati, acidorumque (...).
  • Causa remota quarta. Arthritis, ac Rheumatismus.
  • Causa remota quinta. Impedita perspiratio.
  • Causa remota sexta. Scorbutus.
  • Causa remota septima. Melancholia.
  • Causa remota octava. Animi pathemata.

Trattati gli stati percettivi e le cause, Tronchin dedica 4 capitoli, un capitolo ciascuno, alla Diagnosi , alla Prognosi, alla eventuale Ispezione Anatomica e alla Sintomatologia , dimostrando e sottolineando l'importanza e le responsabilità del medico nel riconoscere lo stadio della malattia sui vivi, ma anche sui morti, palesando la rivalutazione dell'anatomia in campo tossicologico e fisiologico avvenuta nel '700:

  • Diagnosis Colicæ Pictonum.
  • Prognosis Colicæ .
  • Anatomica Cadaverum inspectio.
  • Symptomatum Colicæ Pictonum brevis dilucidatio.

I 10 capitoli successivi sono, invece, tutti dedicati alla Cura e alla Terapia, ponendo subito l'attenzione che ognuna di queste, per essere efficaci, devono essere “ naturali ”.   Ma per naturale il dottore non indicava la necessità di una cura sempliciotta, fatta di solo quegli elementi naturali da ingerire o espellere, di dubbia efficacia; quanto un ritorno al concetto di “salutare”: il contributo di una corretta dieta, di una corretta alimentazione, di un corretto esercizio fisico, affiancati da una giusta e specifica farmacologia erano per lui e sono alla base tutt'oggi di una possibile guarigione e ripristino delle normali funzioni dell'organismo, oltre che fonti di prevenzione e, in parte, di auto e riflessiva risposta alla tossicità che alcuni prodotti di normale consumo hanno, da parte del nostro organismo. Sembrerà banale ed oramai incorporato nelle nostre inferenza, ma indicazioni e teorizzazioni di questo tipo, contestualizzate all'epoca, sono il riflesso di un caso simile che solo di recente abbiamo incorporato quale, ad esempio, al tabagismo e gli effetti nocivi del fumo tra gli anni '90 ed il 2000, nonostante una medicina nettamente più avanzata.

Meritevole di essere menzionato è soprattutto il fatto che vengono riprese le precedenti 8 “cause remote” sopra riportate, fornendole ad ognuna uno o più specifici trattamenti, delineando la sistematicità e l'attitudine scientifica di Tronchin nel ricorrere ad una lettura dinamica della malattia, ovvero di descriverla attraverso schematizzazioni precise di quella concatenazione percezione- causa-effetto-terapia che gli risultava essere; non lasciando nulla al caso, nemmeno nella sua notevole visione d'insieme, stesura e conseguente esposizione degli argomenti :

  • Spontanea que naturassit Colicæ Pictonum curatio.
  • Colicæ Pictonum curatio arte facta.
  • Causæ remotæ prima curatio.
  • Causæ remotæ secundæ curatio.
  • Causæ remotæa tertiæ curatio.
  • Causæ remotæ quartæ curatio.
  • Causæ remotæ quintæ curatio.
  • Causæ remotæ sextæ curatio.
  • Causæ remotæ septimalæ curatio.
  • Causæ remotæ octavalæ curatio.

L'ultimo capitolo, il 31°, rappresenta infine una delle prime trattazioni mediche moderne, se non la prima in assoluto sul fenomeno della Paresi e relativa possibile terapia (cura) : un disturbo che consiste in una diminuzione parziale della mobilità di un distretto muscolare e che si distingue dalla plegia o paralisi, dato che si definisce quest'ultima solo come la perdita completa e non reversibile dell'attività motoria:

  • Pareseos curatio.

Una volta pubblicato, il trattato riscontrò un enorme successo, soprattutto tra la nuova cerchia accademica di matrice inglese e francese, ancora asciutta in materia rispetto a paesi quali la Germania, l'Austria l'Olanda, la Repubblica Ceca, la Polonia; tutte nazioni aventi una letteratura medica e conoscenza sull'argomento (cioè sulla colica p.) molto più consolidata e longeva degli altri paesi. Ma questo non lo risparmiò dalle consuete puntualizzazioni e critiche, principalmente da parte per lo più di una fazione di medici ed accademici ancora ancorati ad un vecchia idea di medicina e di che cosa volesse dire l'essere medico. Ma vien da sé che lo stesso Tronchin era figlio del suo tempo e della conoscenza di allora (limitata, imprecisa e alle volte “incoerente”), e quindi da risultare lui stesso alle volte ingenuo e in errore su alcune sue argomentazioni. Da questo punto di vista, alcune critiche e puntualizzazioni che ne diede ad esempio il Bouvard (contenute nei sui saggi, ovvero nella seconda e terza pubblicazione qui ospitate), su probabili e ricorrenti effetti placebo e su alcune mancanza di prove che convalidassero alcune diagnosi, prognosi o terapie formulate dal Tronchin, risultano essere più che lecite e corrette ancora oggi. Ma ad ogni modo, il trattato ed il medico entrarono negli studi e biblioteche di tutto il mondo, accrescendo notevolmente la stima ed il rispetto nei suoi confronti. A dimostrazione, nella prima edizione inglese del trattato, pubblicata nel 1764 a Londra con il titolo “A treatise on the Colica Pictonum , or Belly- ach .”, così si espresse in merito il curatore e traduttore Ralph Schomberg :

«The following treatise was written in Latin by Dr. Tronchin, a very learned and a able Physician, who resided many years at Amsterdam, where he practised with great success and reputation: he is now returned to Geneva, the place of his nativity, and lives highly respected by all men of letters, and much esteemed by his fellow citizens, as an honour to his country and to his profession.

I have taken the liberty to make some few additions, and used my best endeavours to give the translation the air of an original, not from a vain desire of decorating myself with the plumage of others, but to make it as acceptable as I could to my readers; how far I have had the happiness to succeded, muat be submitted to their decision».

  • Pensiero ed altri contributi

All'inizio del secolo, la medicina occidentale era ancora impotente di fronte alla malattia del vaiolo, quindi non esistevano veri e propri metodi di cura. Si prescrivevano diete, si tenevano le navi in quarantena, si vietavano spostamenti e contatti fra le persone in periodo di contagio. Fra le teorie più stravaganti si pensava che il colore rosso funzionasse da trattamento terapeutico per i colpiti da vaiolo, un rimedio che sembra risalire a pratiche giapponesi del X secolo, ma che ancora durante un'epidemia del 1902 nello Smallpox Hospital di Boston venne adoperata come terapia: i pazienti, vestiti con pigiami rossi, venivano confinati in stanze dipinte di rosso con tende rosse e venivano loro somministrate bevande dai toni rossi - cfr. Bollet, “Plagues and poxes. The rise and fall of epidemic disease”, 1987.).

Le dicerie popolari, confermate dall'esperienza, mostravano che il morbo non si prendeva mai due volte. Ad esempio, si era notato che molti degli schiavi provenienti dall'Oriente che avevano sul viso i segni della malattia ne erano immuni, e così si tentò di provocare artificialmente la malattia in forma benigna, sperando di proteggere un soggetto sano da ulteriori contaminazioni. Da questa constatazione era nata la pratica dell'inoculazione , messa in atto già da secoli in Persia e in India , dove era di privilegio esclusivo dei bramini. Ma anche in Cina l'inoculazione era stata praticata già nel 590 a.C.: da antiche fonti scritte miracolosamente pervenuteci apprendiamo che il medico prelevava delle croste secche da un malato non grave, le polverizzava e soffiava la polvere ottenuta nelle narici di persone sane.

Al tempo il risultato era che solo il 2% circa delle persone inoculate si ammalava gravemente, e accadeva spesso per patologie pregresse o per età già avanzate. Tuttavia, la mancanza di precauzione e conoscenza faceva sì che tale pratica diffondeva paradossalmente il morbo anche più del dovuto, dato che non venivano ancora prese misure di isolamento e igieniche adeguate.

Questa tecnica , detta anche di vaiolizzazione , sebbene ebbe diverse varianti, generalmente consisteva nel prelevare da un malato del pus vaioloso, e che veniva poi trasmesso ad un soggetto sano per via cutanea (con un filo, una piccola incisione, una scarnificazione e, solo successivamente, un'iniezione). L'introduzione della pratica trovò, tuttavia, forti resistenze in Occidente, anche se esistono testimonianze del suo uso sporadico in Inghilterra e in Spagna , dove sembra essere stata introdotta per quest'ultima dagli arabi, e in Danimarca , dove venne introdotta alla fine del Seicento dall'anatomista Th . Bartolinus . Da questo e alcuni precursori inglesi, dal 1760 il nostro medico svizzero probabilmente ne intraprese nozioni e ne migliorò i difetti, sino a ritrovarsi a sostenere decisamente una campagna a favore, non senza prima perfezionarne la metodologia, teorizzando e postulando una serie di precauzioni igieniche e di isolamento adeguate e necessarie; sia intuendo l'importanza dell'immunità e al fatto che questa fosse dovuta ad effetti sierologici che l'organismo automatizza e trattiene come risposta, anticipando e diventando il punto di partenza per il britannico  Edward Jenner, al quale secondo il classico filone anglofono di interiorizzare nei loro geni l'invenzione e la paternità di qualsiasi cosa possibile, gli si attribuisce in modo del tutto discutibile l'invenzione del primo vaccino contro il vaiolo nell'800, forse sfuggendogli, forse no, di Tronchin (ginevrino sì, ma membro della Royal Society e laureatosi a Cambridge), di Lady Montagu (orientalista britannica) e di altri medici che già cinquant'anni prima si erano battuti per tale pratica. 

Di fatto e per buona pace degli inglesi, è grazie a Theodore Tronchin e alla sua solida difesa della pratica dell'inoculazione vaccinale contro il vaiolo , e di cui non si deve quindi dimenticare una parte della reale paternità del vaccino in senso moderno (inteso nel suo significato di immunizzazione su base scientifica e sperimentale nella produzione e tutela degli anticorpi), se dall'ultimo quarto del Settecento e dall'Ottocento in poi si posero le basi nella creazione dei primi vaccini per iniezione e, soprattutto, di aver ridotto di non poco una piaga che al tempo mieteva contagi e morti ogni giorno . A tal riguardo, lo stesso Tronchin dichiarerà:

«l’inoculation, disait-il, empruntant un aphorisme d'un autre de ses défenseurs, La Condamine, ne fait que millésimer l’espèce humaine, tandis que la petite vérole naturelle la décimait».

L'accademico di Cambridge fu dunque, proprio come Vieusseux , uno dei principali promotori e sostenitori dell'inoculazione vaccinale per il vaiolo e fu responsabile dell'inoculazione per iniezione (o più precisamente, per punzone) su diversi migliaia di pazienti, dalla Svizzera alla Francia, dall'Italia ai Paesi Bassi; vaccinando anche i figli di mezza nobiltà europea con un suo peculiare preparato e metodo che gli garantì ampia propaganda: perfezionò le procedure di inoculazione, sostituendo la pratica dell'incisione delle vesciche, dato che queste erano sempre un po' dolorose e, soprattutto, spaventose per i bambini.

Agli stessi Diderot e d'Alembert , forti del rapporto che strinsero precedentemente con lui, consegnò loro uno dei suoi articoli da mettere come voce alla parola "Inoculation ” nella “Encyclopédie”, in cui ne formulava non solo una teoria ed una metodologia, ma anche una veemente critica sulle superstizioni dell'epoca, accusando oltretutto lo Stato di paralizzare ogni evoluzione della medicina e della salute dei sudditi del re. Lo stesso re Luigi XV , nel 1774 , si rifiutò di farsi infilare un ago sotto pelle con un filo che aveva fatto prima passare  attraverso una pustola di un convalescente, con la conseguenza che, da lì a breve, di vaiolo morì.

L'ultima sua preferita, la regina  Marie-Jeanne Bécu , contessa du Barry , si sottopose invece allo stesso procedimento, ma solo dopo averlo fatto sperimentare su sei condannati a morte, i quali si “salvarono” (o meglio, non perirono di malattia). A lei toccò, tuttavia, la stessa fine qualche anno dopo, per mezzo del celebre Joseph-Ignace Guillotin (l'inventore della Ghigliottina).

Come attitudine medica e d'insegnamento, per sua stessa ammissione e come abbiamo già più volte detto, Tronchin diffidava delle pratiche mediche tradizionali di derivazione ippocratica o di vecchio impasse, come il salasso o l'epurazione. Bensì era un sostenitore di un'igiene semplice e naturale, ma per nulla scontata all'epoca, e che sottolineasse l'aria fresca, la dieta e l'esercizio fisico, favorendo, tra i primi, la divulgazione massiccia delle nozioni di Bernardino Ramazzini e del suo trattato, del “De morbis artificum diatriba ” (noto in italiano con il titolo “Le malattie degli Artefici”), in Francia ed in Europa, menzionandolo in più di qualche occasione anche nelle sue opere e missive (qui citato sia nel Trattato che nelle Epistole mediche  responsive accollate in appendice). A tal riguardo, eliminò l'assurdo metodo di rinchiudere i malati in un'atmosfera velenosa e che gli privava di ogni comunicazione con l'aria esterna, con la sola conseguenza di consolidare e aggravare la malattie e le loro sofferenze (Dolore).

Disprezzava altresì lo stile di vita sedentario e il sonno eccessivo. Lui in primis, frutto anche di una sua natura sensibile e benefica, dedicava regolarmente due ore al giorno all'assistenza medica dei poveri, quando non si recava al suo laboratorio o si dedicava a qualche suo nobile paziente. Durante queste consultazioni, portava con sé molto denaro per poi distribuirlo a ciascun paziente, affinché questi potessero ottenere le medicine necessarie per le terapie.

Postulò in campo igienico anche diverse regole (prassi), tra cui quella di fare lunghe passeggiate al fine di una risposta più efficace del metabolismo: pratica definita dalla buona società dell'epoca con il verbo “tronchiner ”, a dimostrazione del suo successo e considerazione.

Estraneo a qualsiasi spirito sistemico, protestava, non solo contro la vita sedentaria ed il troppo sonno, ma anche sull'uso prolungato di eccessive parrucche che, tra eccessi di sudori e pori ostruiti dal talco e dai profumi, avvelenavano la pelle, irritandola e anticipando calvizie ed alopecie. Le nobildonne si sottomettevano coraggiosamente ai suoi precetti e praticavano premurosamente gli esercizi raccomandati, dimostrando di quanto anche il mondo della moda fosse coinvolto e piegato ai suoi precetti: alla nascita della locuzione “ tronchiner " come sinonimo del «fare passeggiate igieniche mattutine a piedi, con scarpe basse, bastone in mano e per motivi di salute», farà poi la sua comparsa nel linguaggio quotidiano anche il termine " tronchines ", utilizzato come appellativo per indicarne gli abiti dalla foggia corta e senza cesto (paniere).

Come abbiamo già fatto presente, Tronchin era troppo occupato per lasciare molto da scrivere pubblicamente. Oltre agli articoli medici nell' “Encyclopedie” ed un'edizione delle opere di Baillou con una sua prefazione, scrisse solo due opere che vennero, a distanza di tempo una dall'altra, pubblicate singolarmente:

➢ De nymphæ ; De clitoride (Leyde, 1736)

➢ De cólica pictorum (Genève, 1757)

La seconda fu, come abbiamo detto, in parte criticata da molti medici di vecchia formazione e dallo stesso Bouvart, il quale era famoso sia per la sue rapide diagnosi e prognosi accurate, ma anche per il suo spirito caustico, polemico e critico nei confronti dei suoi colleghi medici, in particolare con il nostro Théodore Tronchin, ma anche con colleghi quali Théophile de Bordeu , Exupère -Joseph Bertin , Antoine Petit . Oltretutto, a differenza di Tronchin, il “medico di provincia” si era opposto alla vaccinazione contro il vaiolo, ritenendola autolesionista e lesiva, ma era uno stremo sostenitore della Polygala Virginia (o Seneka), una pianta importata dalle Americhe usata discutibilmente come ingrediente in composti e farmaci, quali contro i morsi velenosi di serpente.

Un altro articolo, le “Observations sur la cure d’une ophtalmie , et sur des hernies épiploïques internes ” (“Osservazioni sulla cura di un'oftalmia, e sulle ernie omentali interne”), venne pubblicato nel V volume delle “Memorie dell'Accademia di Chirurgia [di Parigi]”; mentre Senebier , nella sua “Histoire littéraire de Genève ”, (vol. III) ci assicura che il Tronchin aveva lasciato, in forma manoscritta, un gran numero di opere preziose su quasi tutte le parti dell'arte della guarigione; ma di queste non sappiamo cosa sia successo, dato che non sono mai state recuperate.

  • Vita

Figlio di Jean-Robert Tronchin , banchiere, e di Angélique Calandrini , altolocata di origini italiane, Théodore Tronchin nacque il 24 maggio 1709 a Ginevra . Dopo l'entrata in rovina di suo padre per un gravoso fallimento bancario - causato della caduta del sistema di Law -, fu mandato all'età di sedici anni in Inghilterra per stare con un suo parente, Lord Bolingbroke . Tuttavia, anche questo si trovava in difficoltà economiche e, non potendo occuparsi del suo mantenimento, non poté fare altro se non consigliarli e dirigerlo verso gli alti studi, procurandogli l'amicizia di diversi scienziati inglesi per “sostenerlo” in una sua carriera. Fu così che durante i suoi primi studi umanistici Tronchin decise di abbracciare la carriera medica universitaria.

Frequentò inizialmente l'Università di Cambridge , all'epoca tra le più importanti scuole al mondo in materia, e dove il suo primo insegnante fu il famoso epidemiologo Richard Mead , medico personale di Re Giorgio II. Proseguì e si perfezionò presso l'Università di Leida , dove fu allievo del celebre prof.re Herman Boerhaave (1668–1738) e dove strinse una forte amicizia con Jaucourt , futuro enciclopedista.

Nel 1730 conseguì il dottorato in medicina e, successivamente, esercitò la professione medica ad Amsterdam , nella branca che oggi chiameremmo ginecologica, nell'ospedale della stessa. Distintosi, fu nominato “presidente del collegio medico” ed “ispettore degli ospedali” di tutto il territorio. Sposò una delle nipoti del grande pensionato Johan de Witt e lo Stadtholder Hospital gli offrì il primo posto di primario. Tuttavia, rivendicato dai suoi compatrioti, tornò nel 1750 a Ginevra , dove il Consiglio di Stato gli conferì il titolo di “professore onorario di medicina”, frutto dell'aver accumulato gran fama tra gli ambienti accademici ed istituzionali, riconfermata da una fitta corrispondenza rimastaci ed una sempre maggiore esperienza, carisma e notorietà che lo condussero nel giro di vent'anni a diventare, tra le altre cose, il medico personale del principe Luigi -Filippo , duca d'Orléans , del duca di Parma e della famiglia reale francese. Ma la sua popolarità si diffuse tra i reali e gli altolocati di tutta Europa, diventando una figura assistenziale da contendersi tra le classi più abbiette per i suoi “servigi”.

Tra i suoi pazienti più rinomati, troviamo personalità culturali del calibro di Voltaire , Rousseau , Diderot e Friedrich Melchior Grimm . Assieme a questi, strinse rapporti con l'élite medica e le menti più acute del suo tempo, intrattenendo rapporti epistolari fino alla sua morte.

A partire dagli anni '60 del XVIII secolo si trasferì definitivamente a Parigi , dove aprì uno studio medico e che fungeva anche da laboratorio (1766 ). E, nonostante le nomine e le alte cariche, il medico non si considerò esonerato dal condurre anche un corso di anatomia all'Accademia di Medicina francese, di cui fu nominato “professore onorario”. L'obbiettivo principale era quello di combattere i pregiudizi dai quali era allora infettata la medicina e d'ispirare gli studenti ad una salutare sfiducia nei confronti delle teorie tradizionali ed oramai a-scientifiche. Con la sua presenza ed il suo laboratorio, si creò un polo di formazione, ricerca ed esercizio all'avanguardia non solo nella cura e l'insegnamento, ma anche nelle indagini di branche mediche quali della tossicologia e della epidemiologia, indagando natura, cause ed effetti sul corpo di diverse malattie per avvelenamento e virali, al fine di trovarne poi efficaci cure e rimedi; e nella sperimentazione, quali dei primi vaccini contro il vaiolo per mezzo della pratica inoculativa.

Consenso e conoscenza sua che già nel 1762 gli permisero la nomina di “Fellow” dalla Royal Society ; per poi riconfermarsi più tardi, nel 1779 , quando venne eletto membro della Royal Swedish Academy of Sciences , tra le massime riconoscenze dell'epoca.

Morirà all'età di settantatrè anni il 30 novembre 1781 , a Parigi . Il dottor Anne-Charles Lorry , presente nei suoi ultimi istanti di vita, gridò dal dolore: «Ah! Se questo grande uomo potesse sentirci, guarirebbe se stesso!». L'intellettuale Antoine Léonard Thomas lo elogiò mentre in una lettera destinata a Suzanne Necker (in data 18 gennaio 1782), nella quale leggiamo:

«[Tronchin] ha fatto del bene in silenzio, dicendo sempre l'utile e sempre con la calma, indifferente all'ammirazione quanto all'amore e all'invidia, non avendo più lo sfarzo di parole che quella delle azioni, confidando solo alla sventura il segreto delle sue virtù, e rivelando al pubblico il suo genio solo attraverso i suoi benefici».

Mentre Antoine Louis e Nicolas de Condorcet , famosi scienziati dell'epoca, pronunciarono il suo splendido “Elogio ” biografico a lui dedicato, poi pubblicato nel “Histoire de l'Academie Royale des Sciences: année MDCCLXXXI”  (reperibile tra i link messi a disposizione); il primo lo lesse all’Académie de chirurgie, il secondo all’Académie des sciences. Si riporta un estratto tradotto, come degna conclusione:

«L'arrivo di un famoso Dottore [M. Tronchin] in una Capitale è quasi sempre il momento di una rivoluzione in Medicina, e porta con sé un'altra dieta, rimedi fuori dal comune o sconosciuti, e nuove metodologie. Non sempre adottiamo tutto ciò che ci suggerisce, ma ci costringe a esaminare i metodi stabiliti, a ritornarci man mano su ciò che ritenevamo incontestabile. E che si sfugga o meno da questi metodi, l'Arte [Medica] deve necessariamente trarne un vantaggio ».

Fonti :

  • https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k35800/f4.item
  • https://archives.bge-geneve.ch/archive/fonds/tronchin_141_397 (Catalogo indicizzato e, in parte, digitalizzato, dei documenti pvt. di Tronchin, conservarti presso l'archivio universitario ginevrino)
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/?term=Théodore%20Tronchin
  • https://www.researchgate.net/publication/329776131_Les_dynamiques _d'une_celebrite_transnationale_Theodore_Tronchin_et_l'inoculation_ de_l'infant_Ferdinand_de_Parme_en_1764
  • https://lumieres.unil.ch/fiches/bio/1647/
  • https://www.treccani.it/enciclopedia/vaiolo%28UniversodelCorpo%29/
  • https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Théodore_Tronchin
  • https://books.openedition.org/aaccademia/2190?lang=it
  • https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJM190807021590101
  • https://www.historytoday.com/archive/feature/théodore-tronchin-doctor-stars
  • https://it.hrvwiki.net/wiki/Michel-Philippe_Bouvart

CONDIZIONI

Le condizioni complessive sono più che buone (nei limiti del contesto e del buonsenso)

Volume legato in piena pelle di vitello castana e maculata al naturale, con pellame trattato e curato puntualmente, ma non esente da qualche perdonabile segno di tempo ed ubicazione che, sistematicamente, si menzionerà laddove presente.

Piatti rigidi, solidi ed integri, con pellame ben stirato, tonale e privo da rilevanti segni, se non qualcuno di superficiale e visibile contro luce (cfr. Foto 2).

Costa a 5 nervature esposte, complessivamente integra, decorata con decorazioni floreali incise a secco in oro, nel complesso, ben preservate; con pellame integro e privo da rilevanti segni.

Alla prima sezione, tassello in marocchino bordeaux ben preservato e tonale, su cui spaziano titolature sempre incise a secco in oro, riportanti autore e titolo sintetizzato, ben preservate (cfr. Foto 2).

Cuffie complessivamente integre e ben preservati, con una sola piccola sbucciatura solo a quello di testa. Capitelli integri e funzionali. Cerniere solide e robuste, prive da menzionabili punti lisi, se non qualche fisiologica ruga dovuta alla consultazione (quindi con piatti ben ancorati al tronco - cfr. foto 2).

Tagli sani, congrui, dipinti in rosso, ben tonali e leggermente brunito solo quello di testa (sedimenti di polvere - cfr. Foto 3).

Gli interni nel complesso risultano essere in più che buono stato di preservazione, ma non esenti da segni da qualche perdonabile e sporadico segno di tempo e/o consultazione. Guardie e contropiatti in carta marmorizzata a toni policromatici, integri e tonali (cfr. Foto 4).

Carteggio  complessivamente asciutto, con solo alcune carte croccanti in fine, ma privo da gravosi segni di tempo ed ubicazione. Nel dettaglio, si segnalano solo una leggere brunitura, a margine, per qualche carte d'inizio e di fine; e qualche arrossature a chiazze in modo più deciso alle guardie bianche d'inizio, soprattutto a margine, e sullo specchio su solo 2 carte (A⁸V e B¹R - p. 16-17) della seconda pubblicazione (cfr. Foto 9).  Segni però mai compromettenti la consultazione del corpus stampato o da risultare gravosi per la salute di questo. 

Esclusivamente alle carte ripiegate in appendice dell'esemplare, si segnala, infine, qualche sporadico principio di brunitura e arrossatura (a chiazze e di diametro max. 1 mm), ed una fisiologica fenditura di 4 cm c.a. alla piega interna della SOLA prima carta ripiegata della seconda epistola (c. A), causata per ripetuta apertura e che, fortunatamente, non tocca e compromette nemmeno una lettera/parola, ma  SOLO gli spazi e l'interlinea.

Salvo qualche possibile angolo saltato durante la limatura dei tagli, nel complesso, non si rilevano fioriture, gore, lasciti di muffa, strappi, fori,  mancanze o compromissioni; altresì corpus stampato ben tonale, integro, sano, leggibile e totalmente godibile.

Quanto a note e segni di consultazioni, si segnala una nota manoscritta coeva e scritta a china in bella calligrafia, riportante un sommario generale di tutte le opere ospitate, al Rovescio dell'antiporta della prima pubblicazione (cfr. Foto 5). Mentre altre annotazioni manoscritte sono presenti sistematicamente, ma sempre a margine (principalmente basso) ed in modo ordinato su altre 4 carte, frutto della stessa mano ed inerenti esclusivamente ad indicazioni e precisazioni bibliografiche, quali di sottolineare il titolo o l'autore dell'opera qualora omessi (cfr. Foto 9 e 10).

[Per tutti i segni e lo stato del carteggio si cfr. le foto 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12].

Vignetta, iniziali, finalini e cornici xil. tutti tonali e ben preservati. Legatura , nel complesso, ancorata e compatta, senza debolezze alle cuciture , le quali risultano sane e robuste.

Per una verifica autonoma di quanto descritto, invito cordialmente a consultare il corredo fotografico.

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  • Condition: Gut
  • Colore: Marrone
  • Titolo del libro: De colica pictonum
  • Editore: fratres Cramer
  • Lingua: Francese, Latino
  • Articolo modificato: No
  • Data di pubblicazione: 1757
  • Luogo di pubblicazione: Ginevra
  • Formato: in 8° - 19.5*12.5 cm c.a. [Piena pelle]
  • Autore: Théodore Tronchin
  • Peso: 300g
  • Soggetto: Medicina
  • Edizione:
  • Nome della pubblicazione: De colica pictonum

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